Interessantissima scoperta annunciata dalla NASA nell’ultima conferenza stampa (di poche ore fa).

Sono stati scoperti ben sette pianeti extrasolari, tutti di taglia terrestre, orbitanti intorno ad una stella a quasi 40 anni luce di distanza da noi, in direzione della costellazione dell’acquario.

In realtà fino ad oggi sono stati scoperti migliaia di esopianeti, ma questa è la prima volta che sono tutti rocciosi ed anche simili alla nostra Terra per dimensione.

Trappist-1, così si chiama la stella in questione, è stata studiata da diversi telescopi a terra ed anche dal telescopio spaziale Spitzer. Risulta essere molto più piccola e fredda del nostro Sole ed i suoi pianeti, Trappist-1b, c, d, e, f, g e h, orbitano vicinissimo alla loro stella madre, più di quanto lo sia Mercurio al nostro Sole. quindi sono talmente vicini da essere velocissimi.

Il più lontano compie una rivoluzione completa intorno alla stella madre in soli 20 giorni, per il più vicino invece 1 anno dura appena un giorno e mezzo terrestre.

Inoltre sono così vicini tra loro che, se fossimo sulla superficie di uno qualunque di essi, nel cielo potremmo vedere anche tutti gli altri sei.

Ma la cosa ancora più interessante è sapere che tutti potrebbero potenzialmente ospitare acqua sulla loro superficie.

Tuttavia, tra tutti, i più promettenti sembrerebbero essere Trappist-1e, f e g, che si trovano nella fascia di abitabilità della loro stella. Significa che se fossero dotati di atmosfera e se ci fosse acqua sulla loro superficie, quest’acqua potrebbe esistere allo stato liquido, condizione questa necessaria, sebbene non sufficiente, per permettere alla vita, come noi la conosciamo, di evolversi.

Ovviamente, ci tengo a precisarlo, tutte le immagini rilasciate di questi pianeti, e che circolano sulla rete, sono solo immagini pittoriche (immaginarie) i pianeti infatti NON sono stati osservati direttamente da nessun telescopio, ma la loro presenza è stata dedotta col metodo dei transiti.

Cioè è stata studiata la curva di luce della stella madre. Quando la sua luminosità si attenua, anche se di pochissimo, i telescopi sono in grado di rilevarlo e quindi di stabilire che in quel momento un pianeta sta transitando davanti alla stella stessa.

Ovviamente misurando il calo di luminosità si ottiene la dimensione del pianeta stesso e misurare ogni quanto tempo avviene questo calo, permettere di determinare il periodo orbitale del pianeta, e quindi la sua distanza dalla stella madre.

Quando l’anno prossimo, nel 2018, sarà lanciato il James Webb Space Telescope, egli potrà forse dirci se esistono tracce di acqua, metano, ossigeno o di eventuali atmosfere su questi pianeti.

In caso affermativo allora potremmo, con cognizione di causa, iniziare a pensare seriamente che forse su essi potrebbero esserci delle forme di vita.

E questo sarebbe davvero meraviglioso…

Nella speranza che arrivi presto quel giorno ti saluto e ti do appuntamento al prossimo episodio.

Vito Lecci

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28 commenti su “042: Sette ESOPIANETI, simili tra loro, simili a noi.

  1. maria vittoria franza Feb 23, 2017

    Buon giorno,
    Non capisco come lavorerà il James webb Space telescope. Farà delle analisi spettroscopiche dell’atmosfera dei pianeti? E se dagli studi risulta veramente la presenza d’ acqua, secondo lei verrà mandato qualche robot in quel sistema solare? Quanto durerebbe il viaggio?

    • Vito Lecci Feb 24, 2017

      Ciao Maria Vittoria,
      Il James Webb Telescope lavorerà nell’infrarosso, in maniera molto più spinta di quanto abbia potuto fare finora l’Hubble (che lavora anche nel visibile), e lo fa con uno specchio molto più grande, di 6,5 metri di diametro (contro i 2,4 di Hubble).
      Tuttavia, anche se si dovesse trovare un ambiente simile al nostro, rimane impensabile inviare una sonda, data la distanza che, per i viaggi interstellari, rimane improponibile data la limitatezza dei nostri mezzi.

    • Simone Feb 24, 2017

      Con le nostre attuali potenzialità direi più o meno circa 1.600.000 anni tra andata e ritorno ,…

  2. silvia Feb 23, 2017

    Bellissima scoperta. L’unica cosa che temo è che veramente , prima o poi, ne scopriremo uno adatto alla nostra sopravvivenza. Da li non sarà piacevole pensare che l’uomo porterà altra distruzione altrove. Meglio non trovarne.

    • Vito Lecci Feb 24, 2017

      Cara Silvia,
      mi sento di poterti tranquillizzare su questo aspetto. in effetti 40 anni luce sono pochi su scala universale, ma sono una distanza impossibile per noi umani. Se continueremo su questa strada, personalmente sono certo che moriremo sul nostro stesso pianeta e per nostra stessa mano… 🙁

  3. Marco Feb 23, 2017

    Ciao Vito, come sempre grazie delle informazioni supplementari e dei chiarimenti. Io credo che anche se questa scoperta dovesse finire in un “nulla di nuovo” come tante altre volte è successo, sia comunque un piccolo punto di svolta per la ricerca. Credo che sia infatti la prima volta che viene scoperto non un pianeta “cugino”, ma un intero Sistema Solare nostro (quasi) gemello minore. Sono sempre più convinto che il momento in cui il primo esobatterio verrà trovato sia ormai alle porte.

    • Vito Lecci Feb 24, 2017

      In effetti Marco si tratta di scoperte che spingono sempre un pochino più in alto l’asticella delle conoscenze che acquisiamo e che, a prescindere da tutto, riempiono il cuore di gioia.

  4. Wilma Feb 23, 2017

    Grazie, preziosissimo link 🙂

  5. Davide Feb 23, 2017

    Ciao !!
    Ho potuto sentire tra ieri ed oggi con vivo interesse la notizia,di questo sistema solare d 7 pianeti,orbitanti ad una stella molto più piccola e fredda del ns Sole,a 40 anni luce di distanza da noi……… una distanza corta per modo di dire,rispetto alle distanze cosmiche,maaa pur sempre elevata per la ns concezione ,40 anni di viaggio, alla velocità della luce………….. figuriamoci alle ns velocità,un’eternità………..
    Quello che voglio dire che sè la stella Trappis 1 così battezzata,e molto più piccola e fredda del ns Sole,una nana rossa,come potrebbe irradiare bene per una formazione della vita nella possibilità di un’eventuale fotosintesi clorofilliana ,or unicellullare nell’acqua,sè in forma liquida.!? Da come so ,sono solo le stelle medie gialle,come la ns, ad aver i giusti requisiti per la vita…………… poi mi sbaglio!! Grazie mille per l’attenzione ! Cordiali saluti da un’astrofilo….

    • Simone Pierella Feb 24, 2017

      Non è proprio così, Anzi la permanenza delle nane rosse nella cosiddetta ‘fascia principale’ (il periodo di stabilità tra la nascita e la morte della stella) è molto più lunga rispetto alle altre stelle tra cui il Sole, e ciò farebbe di eventuali pianeti in orbita intorno a loro degli ottimi candidati per il potenziale sviluppo di una civiltà evoluta. Il fatto che siano più fredde delle stelle medio gialle come il sole implica solo il fatto che la zona di abitabilità ( la fascia orbitale dove è possibile avere acqua allo stato liquido) sia molto più vicino alla stella stessa.

    • Vito Lecci Feb 24, 2017

      Ciao Davide,
      verissimo! Trappist-1 è una stella molto più piccola del sole e molto meno calda della nostra stella.
      Infatti la sua fascia di abitabilità è molto più vicina alla stella stessa di quanto non accada per noi. Noterai dalle illustrazioni che i pianeti di cui si parla, sono ad una distanza minore dalla stella, di quando lo sia Mercurio dal Sole.
      Sarebbe come dire: se il fuoco scalda di meno, allora ci avviciniamo di più per scaldarci… 😉

      Grazie Simone per il tuo contributo che, a quanto pare, è arrivato quasi in contemporanea al mio… 😉

  6. Luigi Feb 23, 2017

    Grazie Vito per queste tue ottime informazioni, così precise che neanche nel servizio di oggi su Rai tre nella trasmissione “Leonardo” sono state così esaurienti.
    Sperando (considerando gli anni luce che ci separano da questi pianeti), di riuscire a scoprire se su di essi ci sia qualche forma di vita.
    Luigi

    • Vito Lecci Feb 24, 2017

      Grazie Luigi per il tuo feedback.
      In effetti anch’io sono curioso di saperne di più a questo proposito e, come sempre, non mancherò di condividerlo con te e con tutti gli altri interessati.

  7. Gianni Feb 23, 2017

    Come sempre sintetico ma esaustivo nelle descrizioni…Sai è triste pensare che, se fosse vero che questi nuovi pianeti simili al nostro possano in teoria ospitare forme di vita, non vedo in che modo si possa solo immaginare una possibile colonizzazione degli stessi a breve termine…Si parla di distanze assurde per la nostra cognizione del tempo, ma forse in un futuro chissà, sarà possibile anche ipotizzarlo…Buona serata Vito Lecci e grazie!

    • Vito Lecci Feb 24, 2017

      Hai ragione Gianni,
      le distanze per noi rimangono comunque proibitive. Dobbiamo solo accontentarci delle scoperte che, con grande fatica, conquistiamo quotidianamente e, se un giorno avessimo la conferma che non siamo soli, già solo la scoperta in sé sarebbe di enorme appagamento per l’Umanità intera… 🙂

      • Vedi Vito ,io sono profondamente convinta che ci sia vita in abbondanza nell’universo. È solo questione di tempo e scopriremo che l’universo è popolatissimo di creature del tutto simili a quelle terrestri. …io spero solo che siano molto più avanti di noi in tutti i sensi e che siano loro quindi a trovare noi ….ahahahahah ti immagini quel giorno? Ciao a tutti

        • Vito Lecci Feb 26, 2017

          Hai ragione Anna,
          posso solo immaginare l’enorme ventaglio di emozioni che la popolazione mondiale potrebbe provare quel giorno…

  8. teresa Feb 24, 2017

    Molto interessante , anche questo contributo. Grazie Vito.

  9. Simone Pierella Feb 24, 2017

    Bisognerebbe anche specificare che una tale vicinanza del pianeta alla stella comporterebbe quasi sicuramente una rotazione sincrona (come accade tra la terra e la luna) il che complicherebbe non poco il fattore vita su quei pianeti.

    • Vito Lecci Feb 24, 2017

      Grazie Simone per la tua precisazione.
      In effetti pare che il più vicino dei sette potrebbe essere in rotazione sincrona 1:1 e, FORSE, anche il secondo, ma per quelli nella fascia di abitabilità non sappiamo ancora nulla. Ovviamente rimaniamo tutti curiosi di ulteriori scoperte, che ci auguriamo arrivino presto… 😉

  10. Eugenio Ragone Feb 24, 2017

    Ancora una volta grazie, caro Vito! Le tue informazioni stavolta mi sono state doppiamente gradite, perché mi hanno permesso di rispondere ad alcune domande – per me un po’ troppo tecniche – postemi dai miei familiari circa la scoperta dei “magnifici sette” esopianeti. Un saluto amichevole. eugenio ragone

    • Vito Lecci Feb 25, 2017

      Grazie a te Eugenio,
      di aver usufruito e ben usato le informazioni di questo episodio.
      Un caro saluto anche a te.